Home Cinema “La Teleferica”: ultimo riprese per il documentario sulle miniere maremmane

“La Teleferica”: ultimo riprese per il documentario sulle miniere maremmane

Il documentario ottiene un primo riconoscimento dalla Film Commission Torino Piemonte

di Redazione
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Grosseto. Arriva un primo importante riconoscimento per il documentario “La Teleferica“, girato in provincia di Grosseto. Siamo giunti alla fase finale delle riprese, prima dell’inizio del lavoro di post-produzione.

«La teleferica – spiega Romina Zago, voce narrante del documentario – era la linea di conduzione dalle miniere al mare. Abbiamo recuperato questo termine per compiere un viaggio nelle miniere della Montecatini, di cui tanto si occupò lo scrittore Luciano Bianciardi. Ripercorriamo quei luoghi stabilendo un contatto tra passato e presente».

Le riprese sono cominciate nell’estate 2022, anno del centenario della nascita di Bianciardi, a Niccioleta e Boccheggiano. Dopo Portiglioni e Follonica, appena toccate dal set, la macchina da presa si sposterà a Ribolla, a cui Bianciardi ha dedicato pagine aspre e arrabbiate per parlare delle condizioni di lavoro dei minatori e della tragedia del ’54 in cui a morire furono in 43. A settembre le riprese termineranno a Ravi.

Il progetto di Maurizio Orlandi e Romina Zago, che firmano la regia del documentario, ha ottenuto un primo contributo sullo sviluppo dalla Film Commission Torino Piemonte. Il documentario è prodotto da Filmika di Torino con il sostegno dei Comuni di Massa Marittima, Montieri, Roccastrada, Gavorrano, Scarlino, Follonica, e del Parco nazionale delle Colline Metallifere. La Fondazione Luciano Bianciardi è capofila tra gli enti che supportano il progetto, che ha avuto anche il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Banca Tema – Terre Etrusche di Valdichiana e di Maremma – Credito Cooperativo, e Elettromar.

«Il lavoro – dichiarano Romina Zago e Maurizio Orlandisi basa sul raccordo tra la narrazione autoriale di un viaggio nei luoghi dei giacimenti minerari e le interviste ai testimoni, cercando di ricostruire la vita che animava i villaggi, il lavoro, la famiglia, con uno sguardo rivolto anche a coloro che attendevano il ritorno ogni giorno. Un intervallarsi continuo tra la voce della narratrice e le voci dei protagonisti di quel mondo che merita di essere raccontato e ricordato, per l’importanza che ha rappresentato per il nostro territorio e la nostra cultura. Un viaggio nei luoghi, ma anche nei tempi, mostrando i cambiamenti che si sono verificati, infine, con la chiusura degli stabilimenti, rispetto ai quali emerge anche il ruolo ricoperto dalla Solmine che ha assorbito gran parte dei lavoratori delle miniere. Villaggi che progressivamente diventano altro pur cercando di mantenere orgogliosamente le loro radici. E in questo viaggio un aspetto che emerge costantemente è la preziosa collaborazione da parte delle comunità minerarie».

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