Il Comune di Roccastrada prende le distanze dalla vicenda di infiltrazione mafiosa che vede coinvolta l’impresa Pro Edil, affidataria anche della gara di appalto per il terzo stralcio del progetto di risanamento e consolidamento della frana del Chiusone.
La gara si è svolta nel 2015 nel rispetto del Codice degli appalti e delle normative antimafia e, allo stato attuale, è in fase di risoluzione del contratto in danno su iniziativa del Comune, dopo la dismissione arbitraria del cantiere da parte della stessa impresa. Alla luce di quanto emerso nelle ultime ore, l’amministrazione comunale di Roccastrada si riserva anche il diritto di valutare i danni di immagine, oltre a quelli materiali legati alla valutazione dei lavori fatti finora dall’impresa e al nuovo affidamento necessario per completare l’opera.
I lavori relativi al terzo lotto di interventi sulla frana del Chiusone, finanziato interamente dalla Regione Toscana, sono stati affidati all’impresa Pro Edil nell’aprile 2015 dopo regolare gara di appalto e consegnati nell’agosto dello stesso anno. Nel novembre 2015 l’impresa ha reso noto di voler fermare i lavori dopo aver riscontrato alcune difficoltà tecniche nell’intervento, e nell’aprile 2016, dopo ripetuti solleciti da parte del Comune rimasti senza risposta, ha comunicato la volontà di richiedere una rescissione bonaria del contratto. Da quel momento, il Comune ha avviato l’iter procedurale per la risoluzione del contratto in danno, al fine di chiamare in causa l’impresa che aveva abbandonato arbitrariamente il cantiere. La direzione dei lavori ha già redatto il cosiddetto “stato finale dell’intervento” ed è pronta per il collaudo parziale delle opere.
L’amministrazione comunale di Roccastrada, fin dai mesi scorsi, ha informato la Regione Toscana, quale ente finanziatore, della sua volontà di risolvere il contratto e ha avvisato le assicurazioni coinvolte nella gara di appalto, come previsto dal Codice degli appalti, per avviare le procedure di valutazione e richiesta dei danni materiali a cui, adesso, si somma la richiesta di danni all’immagine del Comune, che ha sempre operato nel pieno rispetto delle normative in materia di gare e appalti pubblici.