Continua la serie di mostre personali della nuova galleria “Spazio grafico” di Gianpaolo Bonesini, in via Goldoni 20, a Massa Marittima.
Lunedì 11 settembre, infatti, verrà inaugurata la mostra di Angela Casagrande, intitolata “Disegnava la curva del tempo“. I quadri, astratti, saranno esposti dalle 14.30 alle 19 fino al 20 settembre.
Il percorso di Angela Casagrande si è sviluppato lontano dal glamour delle gallerie d’arte, lasciando spazio a un’ispirazione più umana e vicina al sentire comune. Infatti, l’uomo è al centro della sua opera artistica, un uomo in costante dialettica con la natura, in grado di migliorarla, ma anche di distruggerla.
Angela Casagrande
Angela Casagrande ha frequentato dal 1972 al 1977 la scuola d’arte superiore del Castello Sforzesco di Milano, presso la filiale di Soncino (Cr).
Vive a Massa Marittima dal 1979, dove ha esposto i suoi quadri in numerose mostre. Membro dell’associazione culturale Art@ltro, ha esposto un’opera all’Istituto dei Ciechi di Milano, durante la biennale d’arte di e per non vedenti ArtSense.
Il percorso di Angela Casagrande si sviluppa in un relativo isolamento rispetto al mondo dell’arte contemporanea. Non che sia all’oscuro delle ultime tendenze, ma, rispetto al parco giochi del mondo dell’arte del nostro tempo, la sua proposta si caratterizza per una visione della realtà mai statica, che si trasforma in un continuo, dove la natura non viene mitizzata come un’entità metafisica, ma dove l’intervento umano e creatore può intervenire, migliorando la vita di ognuno di noi.
È per questo che inserisce una farfalla al centro di un intreccio di tubi industriali. Un labirinto (una citazione di Esher?) fatto non per ingannare l’osservatore in un mero virtuosismo prospettico, ma per interrogarlo sulla complessità di una forza creatrice, quella della tecnologia, che è in grado di permettere alla farfalla di volare liberamente e librare le proprie ali verso l’avvenire.
Il tema della trasformazione, come detto, è sempre presente nella poetica di Angela Casagrande. Ed ecco che, per esempio, in una serie di quattro piccole raffigurazioni, il disegno si trasforma e si destruttura diventando, da un’idea in bianco e nero, un quadro astratto. Non si tratta di una metafora della nostra società liquida, ma è, piuttosto, l’allegoria di un percorso quasi iniziatico dove le idee e i pregiudizi si trasformano in un’analisi relativista, che lascia all’osservatore il compito di identificare l’origine dell’idea.
Infatti, l’osservatore, in questa esposizione, ha un ruolo attivo, di collaborazione con l’artista, costretto a seguirla in un percorso allegorico dove i codici dell’astratto vengono sublimati verso un processo, comunque, allegorico e legato sempre e comunque a un tema attuale, fortemente legato alla realtà. È il caso di “Oro” (nella foto), dove la foglia oro viene sporcata da quello che è un pensiero volto a distruggere quanto di buono ci sia nella nostra esistenza. Nessuno, però, si faccia ingannare dalla scelta dei colori: per quanto gradevoli, infatti, questi sono maligni e distruttivi, come un fuoco che brucia.
Infatti, a proposito del fuoco, un quadretto, realizzato in affresco, cerca di raccontare, per l’appunto, il tema del fuoco che distrugge la natura toscana, raffigurata da un altro quadro non contemporaneo, ma precedente in termini di produzione. La campagna toscana viene sublimata, diventando, a sua volta, una metafora del mondo. Distrutto dalla nostra incuria, ma bello e degno di essere celebrato, sempre, comunque, con l’uomo al centro.
Ecco che arriva, infine, la rinascita. Un’esplosioni di colori tropicali che annuncia un possibile ritorno alla vita e alla bellezza. Un sunto di un percorso artistico e umano che raccoglie i frutti di decenni vissuti a cavallo tra la Lombardia e la Toscana, nella speranza di un avvenire migliore, attraverso un’opera di continua crescita personale e di sviluppo artistico, reso possibile dalla lontananza (o dalla polemica?) nei confronti di circoli artistici più blasonati.