Sabato 26 settembre, alle 18, alla biblioteca comunale di storia dell’arte di Montemerano, l’Accademia del libro propone una conversazione di Valentino Fraticelli sulle relazioni che Pietro Leopoldo di Lorena, Granduca di Toscana, scrisse a seguito dei suoi viaggi in Maremma.
L’incontro sarà incentrato in particolare sui resoconti relativi a Manciano, Montemerano e Saturnia sul finire del XVIII secolo.
Interverranno Fabio Detti e Roberto Milanesi.
L’incontro
Con i tempi che corrono, non è forse esercizio inutile riflettere sui venticinque anni di governo della Toscana da parte di Pietro Leopoldo di Lorena, Granduca sì, ma soprattutto straordinario riformatore.
Fu il primo al mondo ad abolire la pena di morte, il 30 novembre 1786, nonché il Tribunale del Sant’Uffizio in Toscana. Inoltre, dichiarò la neutralità perpetua della Toscana e abolì l’esercito, trasformandolo in milizia civica. Nel 2000 la Regione ha scelto proprio il 30 novembre come giorno della Festa della Toscana e non poteva scegliere data migliore.
La riflessione di Pietro Leopoldo, scelta da Valentino Fraticelli come titolo della sua conversazione, potrebbe apparire persino ovvia ai nostri giorni, ma si trova in uno scritto del Granduca stesso ed è incredibilmente avanti per il suo tempo.
Pietro Leopoldo amò profondamente la nostra regione ed ebbe sempre una particolarissima attenzione per la Maremma. Viaggiò molto, perché riteneva che uno Stato non si governi dai palazzi del potere, ma rendendosi conto di persona dell’effettivo stato delle cose, dettando poi al segretario i rimedi da porre in atto per dare nuovo sviluppo e nuovi ordinamenti alla Toscana, con slancio tutto illuministico.
Durante l’incontro di Montemerano, si scorreranno le sue relazioni sul governo della Toscana, il cui manoscritto venne rintracciato nell’Archivio di Stato di Praga qualche decennio fa da Arnaldo Salvestrini, e si ritroverà la vita di Manciano, Montemerano e Saturnia sul finire del XVIII secolo. Uomini, paesaggi, attività agricole, aspetti sociali, magistrati preti e briganti, miserie e speranze di queste terre: l’affresco che il Granduca ha lasciato con i suoi viaggi non ha pari e non è paragonabile a nessuna delle visite o delle relazioni inoltrate ai Medici nei secoli precedenti dai loro inviati.
Per la prima volta questo preziosa fonte documentaria viene utilizzata per far rivivere la storia delle nostre comunità.