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Massa Marittima: la casa mandamentale esempio di carcere modello

di Roberto Lottini
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“Un carcere intelligente è un carcere umano – riassumeva già cinque anni fa Franca Rame, nelle vesti di senatrice -. Creare prigioni umane non è una spreco di denaro, ma un investimento che va ad agire contro la pratica del crimine riducendola”.

Oggi che il sovraffollamento e le condizioni disumane di molti istituti di detenzione tornano in primo piano, ci sono esempi in Italia di carceri che funzionano ed in cui la rieducazione sociale è realtà.

Uno di questi è la casa mandamentale di Massa Marittima, una struttura ancora nuova, pensata per accogliere in buone condizioni almeno 40 persone e oggi al completo con 43 detenuti. Le condizioni igieniche sono ottime e la struttura comprende ampi spazi interni ed esterni. Amministrazione comunale e società civile hanno inoltre creato intorno ai detenuti una rete di supporto con l’attivazione di vari progetti e attività.

“La dimensione umana di questa struttura – afferma Carlo Mazzerbo, direttore dell’istituto che accoglie detenuti a fine pena – ha permesso l’instaurarsi di un ottimo rapporto tra operatori e detenuti. Aiuta molto il fatto che gli ospiti dalle nove del mattino alle otto di sera abbiano le celle aperte e possano così passare la giornata in spazi comuni come la biblioteca, la palestra, una stanza in cui svolgere lavori di hobbistica ed una sala ricreativa”.

A questo si aggiungono le quattro ore d’aria, due al mattino e due al pomeriggio, previste dall’amministrazione penitenziaria, durante le quali i carcerati possono uscire nel cortile della struttura o lavorare nell’orto, allestito per seguire un corso di agraria.

Per gli ospiti esistono molti altri progetti: un corso di apicoltura e produzione di miele promosso dal Ministero, un laboratorio teatrale finanziato dalla Regione Toscana, un corso di giornalismo tenuto dal direttore del periodico cittadino “La Torre Massetana”, corsi di italiano per gli stranieri e laboratori del gusto organizzati da anni presso la struttura dalla condotta locale di Slow Food.

“Proprio a questo riguardo – spiega Mazzerboil 30 gennaio festeggeremo i 50 incontri con l’arte del mangiar bene offerta dalla condotta del Monteregio: è in programma un incontro a tema e uno spettacolo musicale. Grazie a questi incontri molti detenuti si sono appassionati alla cucina; sono infatti loro a rotazione a preparare i pasti per tutti e due ospiti dell’istituto si sono iscritti e frequentano con buoni risultati i corsi serali dell’istituto professionale eno-gastronomico cittadino. Vorrei inoltre sottolineare, oltre all’aiuto prezioso delle associazioni e del volontariato locale, tra cui Caritas, parrocchie e Misericordia, l’ottimo rapporto di collaborazione che si è instaurato tra amministrazione penitenziaria e amministrazione comunale”.

Il Comune di Massa Marittima, gli Uffici per l’Esecuzione penale esterna di Siena e Grosseto e la casa mandamentale di viale Martiri della Niccioleta hanno infatti recentemente stipulato una convenzione per l’affidamento di attività di volontariato in favore della collettività da parte di soggetti in esecuzione di pena.

Si tratta di un progetto di rieducazione sociale e reinserimento dei detenuti dell’istituto carcerario attraverso la predisposizione di contratti che consentano agli ospiti della casa mandamentale di svolgere attività di volontariato presso associazioni ed enti che operano nel settore della solidarietà.

A gennaio, come spiegano il direttore del carcere e l’educatrice Marilena Rinaldi che segue i detenuti in tutte le loro attività, il progetto verrà attivato con ore di volontariato di alcuni detenuti presso la residenza per anziani “Falusi” di Massa Marittima.

E’ stato promosso anche un progetto con la Biblioteca comunale che porterà tante iniziative culturali nell’istituto penitenziario, tra cui presentazioni di libri all’interno ed incontri con autori o docenti di scrittura; alcune iniziative si terranno esclusivamente per i detenuti, mentre altre saranno aperte al pubblico interessato a partecipare.

E’ inoltre ancora attivo il progetto di inserimento al lavoro di detenuti a fine pena: già tre di loro hanno permessi giornalieri per recarsi a lavoro rispettivamente presso la cooperativa sociale “Il Nodo”, una parrocchia ed un’azienda che produce erbe aromatiche.

“La struttura – conclude Mazzerbooffre buone opportunità ai detenuti di rieducarsi ed inserirsi agevolmente nella società una volta giunti a fine pena. C’è invece ancora spazio per un potenziamento del personale in particolare della figura della psicologa assegnata”.

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