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Oss aggredita al Pronto Soccorso: “Troppa pressione su pochi operatori sanitari”

di Redazione
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Giovedì sera si è verificato l’ennesimo episodio di violenza nei confronti del personale della Asl Toscana Sudest, quando al pronto soccorso dell’ospedale Misericordia di Grosseto un’operatrice sociosanitaria (Oss) è stata aggredita da pazienti in attesa di ricovero.

Il segretario generale della Fp Cgil, Salvatore Gallotta, insieme alla responsabile sanità Fp Cgil di Grosseto, Alda Cardelli, e al coordinatore Fp Cgil Toscana sud est, Antonio Melley, denunciano il grave episodio accaduto, l’ultimo di una lunga serie, con aggressioni fisiche e verbali alle quali è sottoposto il personale dei presidi sanitari. E in particolare il servizio di emergenza urgenza, dove tutti gli operatori sono impegnati in prima linea nell’assistenza sanitaria, oltre che nel contrasto alla diffusione del Covid.

Esprimendo la propria solidarietà alla collega aggredita, Gallotta, Cardelli e Melley dicono di «sperare che le conseguenze fisiche e psicologiche siano contenute, ma chiediamo azioni reali e urgenti per evitare il ripetersi di queste situazioni. Poiché, a quanto ci risulta, ancora oggi al pronto soccorso del Misericordia sono presenti quegli stessi elementi di criticità che non sono stati rimossi neppure dopo l’intervento delle forze dell’ordine».

«Il nuovo aumento dei contagi, con il conseguente sovraccarico dei servizi sanitari pubblici, è sicuramente un fattore importante nell’esasperare un clima di conflittualità che genera problemi nel rapporto tra utenti e dipendenti. Questo accade perché il Servizio sanitario regionale non è stato messo in grado di rispondere al ripresentarsi di fasi epidemiche (le famose “ondate”) a distanza di quasi due anni dall’inizio della pandemia. Nonostante fosse prevedibile e annunciato il perdurare dell’emergenza.

La Fp Cgil lamenta che le strutture aziendali sono in crisi a causa di una sempre maggior carenza di personale (di tutte le figure professionali) determinata dal blocco delle assunzioni stabilito dalla Regione Toscana ormai 6 mesi or sono, e dall’aumento dei contagi tra i dipendenti: ad esempio, a fronte di una carenza di oltre 330 infermieri in tutta la Sudest, ne stanno per essere assunti solo 150 (meno della metà), ma nel frattempo ne sono venuti a mancare altri 50 per vari motivi (covid, infortuni, malattie, ecc.) ed altri stanno andando in pensione.

Le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) non riescono a fornire un servizio accettabile, le ambulanze denominate Covid non sono state riattivate, il tracciamento è approssimativo ed i laboratori non riescono a smaltire i tamponi, nonostante gli operatori siano stati richiamati dalle ferie (che sono ancora quelle del 2020, non fruite). Alla quasi totalità degli operatori vengano assegnati turni di lavoro in più e prestazioni aggiuntive al di fuori dell’orario di lavoro.

Operare nei servizi sanitari della Ausl Toscana Sud Est in queste condizioni è sempre più difficile e pericoloso. Che siano i pronto soccorso o i 118, i laboratori o le centrali di tracciamento, i reparti Covid o le terapie intensive, piuttosto che i reparti in generale, compresi i servizi d’assistenza territoriali.

A tutto ciò, qual è stata la risposta? Quali saranno le azioni che l’Azienda metterà in campo?

Invece di assumere personale erogando servizi pubblici di qualità e con standard omogenei, si è scelto di affidare al privato ed al volontariato altri pezzi importanti di attività, a cominciare dalle vaccinazioni e dai tamponi».

«È del tutto evidente – chiudono Gallotta, Cardelli e Melley che non si può andare avanti in queste condizioni, e per questo chiediamo ad autorità e istituzioni competenti di attivarsi immediatamente per evitare il collasso del servizio sanitario regionale e garantire prestazioni idonee al cittadino. Salvaguardare anche l’incolumità di lavoratrici e lavoratori dev’essere un obiettivo conseguito e costantemente perseguito. Tenendo presente la responsabilità di tutelare quelli che sino ad ieri erano i “nostri eroi“»

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