Castiglione della Pescaia (Grosseto). Le sale del Museo civico archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia tornano ad affollarsi di capolavori eletti a “protagonisti” della nuova straordinaria mostra ospitata sul palcoscenico del MuVet, dal titolo “Corpo a corpo. Dalla bellezza classica dei capolavori del Museo archeologico nazionale di Napoli alla classicità del Bello nell’opera di Mitoraj”, che aprirà i suoi battenti al pubblico sabato 17 giugno alle 18 e rimarrà visitabile fino al 5 novembre.
«Continuiamo la nostra collaborazione con il grande museo partenopeo – anticipa soddisfatta il sindaco Elena Nappi, che segue in prima persona le politiche culturali del Comune di Castiglione della Pescaia – e lo facciamo nella ferma convinzione di dare vita ad una nuova manifestazione di caratura internazionale, il cui notevole spessore si traduca nei termini di un accrescimento della capacità di attrazione del nostro territorio, forse ancora maggiore di quella esercitata dall’esposizione 2022, già foriera al MuVet di un nuovo record di presenze. Simona Rafanelli, direttrice scientifica del “Falchi”, ha saputo ancora una volta avvicinare e far dialogare, all’interno dell’edificio che domina piazza Vatluna, antico e contemporaneo, proseguendo così nel percorso intrapreso con la mostra dello scorso anno teso a veicolare messaggi trasversali nel tempo e nello spazio».
«La mostra evento che andremo a inaugurare – continua il sindaco – ha l’obbiettivo di esaltare il valore universalmente positivo e “trasversale” dello sport, divenendo foriera di un messaggio forte, caricato dei valori positivi della bellezza, dell’armonia, della pace, trasmesso attraverso un tema peculiare come quello dello sport, capace di andare oltre i confini, personali, culturali e sociali e tradotto nei termini del movimento della figura umana, segnatamente maschile, nello spazio, sottolineando quel “ruolo socioculturale” che l’atletica da sempre ha ricoperto nell’educazione dei giovani e nella loro preparazione al mondo degli adulti».
«Fulcro concettuale e insieme per così dire “materiale” della narrazione archeologico-artistica, il tema dell’esposizione 2023 è rappresentato – spiega Simona Rafanelli – in perfetto pendent, con quello dell’anno appena trascorso, dal connubio insuperato fra la bellezza e la classicità, capaci di dar vita e forma ad un binomio artistico cui il temperamento romantico di Johann Joachim Winckelman ha saputo conferire i caratteri di insuperato e di eterno. Protagonisti indiscussi del discorso artistico e narrativo sono il Corpo in movimento, nella sua declinazione “maschile”, tradotto nelle posture assunte dall’atleta durante la performance sportiva, e la bellezza dell’arte classica intesa quale emanazione e concretarsi di una perfetta e circolare composizione dei gesti nell’armonia delle forme».
La mostra
Ad esprimere la somma incarnazione plastica di siffatti concetti, sono chiamati ancora una volta in causa le eccellenze della scultura in bronzo e in marmo esposte nella sede prestigiosa del Museo archeologico nazionale di Napoli (Mann), rappresentate da uno dei due “corridori” restituiti dalla Villa dei Papiri di Ercolano, vere e proprie icone dell’arte italiana di ogni tempo ed ogni luogo, e da una selezione di copie romane in marmo, massimamente dalla Collezione Farnese, quali il cosiddetto “gladiatore” e il pugile o “Palestrita” da Sorrento, atte a restituirci le fattezze di capolavori della classicità greca in bronzo, altrimenti perduti.
Ad aprire il racconto espositivo della mostra, esaltando il valore universalmente positivo e “trasversale” dello sport, inteso, sin dalla sua origine nella culla greca delle Olimpiadi, quale simbolo e veicolo di messaggi nobili e sempiterni di pace e di unità fra i più diversi popoli e le più varie culture, l’effigie in bronzo del volto del Doriforo di Policleto, probabile unico calco romano dell’originale del grande maestro greco che, proprio nella statua achillea del portatore di lancia, ha voluto e saputo esprimere, esaltandola nell’opera scultorea, quella perfetta armonia del corpo divenuta “canone” di eterna bellezza, capace di elevare l’atleta vittorioso, allo statuto di eroe e quasi di divinità, così come era celebrato al termine delle gare olimpiche nei canti di vittoria del sommo poeta Pindaro.
Interprete maggiore e privilegiato erede della bellezza dell’arte classica, Igor Mitoraj rappresenta la proiezione nel futuro e nell’oggi della riformulazione dell’espressione artistica in forma plastica del bello in sé e lo fa da maestro, ricomponendo, nel misurato ed armonico equilibrio fisico e psichico traghettato dalle forme dell’arte classica, gli innumerevoli frammenti dell’essere umano dilaniato dalla vita e spezzato in spirito e materia. Con l’opera “Nudo”, già esposta nel contesto di unicità offerto dai ruderi di Pompei, Mitoraj accoglie l’eredità classica rileggendola in chiave di bellezza capace di riunire in unica forma armoniosa le due parti dell’uomo in eterno conflitto fra la disunione della carne e l’unione dell’essenza immateriale.
«Ci apprestiamo ad introdurre la mostra di Vetulonia, dotata di un evidente prestigio, all’interno di un circuito turistico culturale che superi la dimensione nazionale, considerando che le opere in esposizione temporanea rappresentano un’importante e irrinunciabile occasione di promozione e valorizzazione del nostro territorio, che vada ben aldilà della stagione estiva. Il processo di acquisizione e disseminazione della cultura che questa amministrazione vuole fortemente perseguire – conclude Nappi – intende attribuire alla frazione di Vetulonia la giusta priorità ed attenzione, nell’intento di rilanciare e sviluppare il ruolo e la dimensione di un borgo, capace di esercitare una fortissima attrazione sul vasto e sempre crescente pubblico di studiosi, studenti e appassionati d’archeologia e d’arte che rappresentano una categoria qualificata di pubblico nell’indotto turistico-culturale del territorio comunale castiglionese»
Nella foto: il glorioso Gladiatore Farnese, opera della collezione rinascimentale del Mann, mai uscito dal Museo di Napoli.