Continuano gli incontri con i cittadini contro la soppressione degli uffici postali nelle frazioni castiglionesi. E’ stato il turno anche di Punta Ala, dove si sono presentati all’appello più di cento residenti pronti a sostenere l’amministrazione Farnetani in questa battaglia che si preannuncia non senza ostacoli.
“Siamo pronti a fare ricorso al Tar per contrastare questa scellerata riorganizzazione di Poste italiane – spiega il sindaco -. Nell’ottica di mantenere un servizio vitale ed altamente funzionale al riconoscimento di una comunità, sono voluto venire anche a Punta Ala per concordare la linea da tenere al fine di scongiurare la chiusura del servizio postale. Posto che la comunità di Punta Ala vive già degli enormi disservizi sul normale espletamento della consegna ordinaria della posta domiciliare, vogliamo evitare ulteriori danni ad una comunità attiva, numerosa ed importante che rappresenta una grande risorsa nel panorama turistico del nostro comune. Durante la stagione estiva è impossibile pensare di modulare il servizio postale con riduzioni di alcun genere: in questo periodo, data la grande affluenza turistica, risultano carenti anche i servizi attuali. In alternativa alla proposta di chiudere definitivamente lo sportello nei mesi invernali invece, siamo a richiede l’attivazione del normale svolgimento del servizio per tre giorni alla settimana. Anche in questa occasione – conclude Farnetani -, il direttore delle Poste italiane di Grosseto, ha disertato il mio invito a partecipare al dibattito, segno evidente della scarsa attenzione nei confronti dei propri clienti”. E la voce della cittadinanza non si fa attendere: “Abbiamo pagato anticipatamente il servizio di caselle postali per tutto l’anno e nessuno ci ha avvertiti di questa nuova riorganizzazione che prevedeva la chiusura del nostro sportello. Ci sembra di essere stati presi in giro e di essere stati usati solo per fare cassa. Questo è un atteggiamento privo di ogni tipo di rispetto per noi cittadini”.
E anche il parroco di Punta Ala vuole intervenire: “Non ci sembra giusto soggiacere ad una bieca logica economica. Vogliamo essere considerati cittadini di una piccola comunità che ha la necessità di un servizio basilare, a cui non possiamo rinunciare soprattutto nei mesi invernali. Non possiamo esistere solo nel periodo di grande affluenza turistica, noi viviamo qui tutto l’anno e vogliamo essere rispettati”.