Anche Grosseto ha una sua casa rifugio: un luogo sicuro e segreto dove le donne vittime di maltrattamenti potranno iniziare una nuova vita, lontana da chi le ha violentate fisicamente e psicologicamente.
“Rispetto agli anni scorsi – ha spiegato il sindaco Bonifazi – , i casi di violenza emergono di più, grazie anche all’impegno delle associazioni. Aver identificato una casa rifugio anche a Grosseto ci permette di ampliare il lavoro svolto dal Coeso e da Olympia de Gouges.
Il progetto è infatti stato reso possibile grazie alla collaborazione tra il Comune di Grosseto, il Coeso Società della Salute dell’Area Grossetana, l’ Azienda sanitaria Toscana Sud Est, l’ associazione Olympia de Gouges.
Caratteristiche della casa rifugio
Le donne che hanno bisogno di un alloggio protetto, segnalate dai centri antiviolenza o dai servizi sociali e sanitari, potranno essere ospitate per un massimo di sei mesi nella casa rifugio. Gli interventi saranno personalizzati: oltre a dare alloggio e protezione, infatti, sono previsti una serie di servizi aggiuntivi, utili per il recupero dell’autonomia della donna maltrattata: sostegno psicologico, ad esempio, consulenza legale e psichiatrica, sostegno alla genitorialità, assistenza per il disbrigo di pratiche legate ai permessi di soggiorno, in caso di donne straniere.
Le persone alloggiate nella casa rifugio dovranno rispettare delle regole per non mettere in pericolo sé stesse o le altre eventuali ospiti dell’alloggio. Particolarmente importante è mantenere segreto l’indirizzo della struttura, per evitare che chi ha fatto violenza possa rintracciare la propria vittima. Le donne alloggiate nella casa rifugio avranno il sostegno dei volontari di Olympia de Gouges per tutte le esigenze quotidiane e degli operatori saranno presenti nell’alloggio per alcune ore al giorno.
“Ho conosciuto donne stupende che si adoperano per chi continua a subire violenza – ha sottolineato un’emozionatissima Antonella Goretti, assessore alle politiche sociali del Comune di Grosseto – . La violenza su una donna è una cosa abominevole e da quando sono entrata in associazione è stato il mio chiodo fisso, da quando poi sono entrata in Comune mi sono adoperata per individuarla. Fino ad oggi le donne venivano affidate a strutture fuori Grosseto. Questo rifugio aiuterà chi non ha un appoggio ad uscire da una situazione di disagio, perchè spesso le vittime non sanno dove andare una volta uscite dal pronto soccorso. Grosseto si meritava una casa rifugio e adesso ce l’ha“.
“Un altro elemento su cui lavorare – ha aggiunto Fabrizio Boldrini, direttore del Coeso di Grosseto – è il prima ed il dopo la violenza, individuando prima la criticità e poi avviando un processo di autonomia“.
Sabrina Gaglianone, presidente dell’associazione Olympia De Gouges, ha parlato di un lavoro durato un anno quello che ha portato all’apertura della casa rifugio e di come la casa sia e debba essere solo un passaggio per le vittime. Ha poi concluso con una domanda: “Perchè devono essere le donne a fuggire e non chi le maltratta ad essere allontanato?”
Nella foto da sinistra: Sabrina Gaglianone, Fabrizio Boldrini, Emilio Bonifazi, Antonella Goretti, Claudio Pagliara (Codice Rosa), Renza Capaccioli (dirigente servizi sociali del Coeso SdS)