Il “Giardino Laudato sì” al monastero di Siloe è realtà. E nasce sotto lo sguardo paterno di san Giuseppe. Circa 150 persone hanno partecipato, sabato 19 marzo, alla passeggiata che ha inaugurato l’itinerario naturalistico di circa 4 chilometri tra le colline che circondano il monastero di Poggi del Sasso e che la comunità monastica, attingendo alla tradizione cistercense, hanno bonificato nel corso di ben 26 anni di lavoro.
Oggi l’area di circa 30 ettari, fatta di colline, uliveti e bosco, è davvero un giardino in cui l’uomo e la natura hanno fatto pace. Ed è un percorso anche per lo spirito, perché i monaci – recuperando gli antichi sentieri – hanno progettato e realizzato un itinerario di media difficoltà, da percorrere a piedi, con alcuni punti sosta (sono già quattro quelli realizzati), ideali sia per singoli che per gruppi che vogliono vivere una giornata di “deserto”, staccando dalla frenesia del quotidiano per ritagliarsi un tempo da dedicare all’ascolto di Dio e del proprio cuore.
Il 19 marzo, dopo la scopritura della targa che segna l’inizio del percorso, i pellegrini, insieme ai monaci e a padre Rodolfo Cetoloni, vescovo emerito di Grosseto che ha presieduto il pomeriggio di cammino e preghiera (il vescovo Giovanni era impegnato nel capoluogo), si sono messi “in viaggio” non solo tra i sentieri battuti dai piedi, ma anche in quelli interiori. Aiutati dalla lettura di passi tratti dalla “Patris corde”, la lettera apostolica di papa Francesco dedicata a san Giuseppe, i pellegrini nell’arco di due ore hanno raggiunto la collinetta su cui, all’interno di un vecchio annesso in pietra, è stato ricavato il punto sosta dedicato proprio allo Sposo di Maria. Qui, all’aperto, sono stati cantati i Vespri ed è stato letto il Vangelo di Matteo che narra il sogno di Giuseppe.
Al termine il vescovo emerito ha benedetto un’immagine Giuseppe, donata ai monaci e collocata nell’annesso a lui intitolato. Lo raffigura vestito da ebreo. Sul braccio destro ha i rotoli della Torah, mentre sul destro ha in braccio Gesù, che a sua volta stringe in una mano il tallìt, lo scialle con cui gli uomini si coprono il capo mentre pregano: “Gesù quasi copre il suo babbo della presenza di Dio, ma come uomo impara da Giuseppe a stare alla presenza di Dio“, ha commentato il vescovo Cetoloni.
La preghiera si è conclusa con il canto “Evenu shalom”, per invocare da Dio la pace sull’Ucraina.