“In questi giorni di forte mobilitazione per la campagna elettorale ho avuto modo di ascoltare le proposte degli altri candidati in materia di sicurezza e decoro urbano“.
A dichiararlo è Guendalina Amati, candidata a sindaco di Arcidosso per la lista “Rinasci Arcidosso!”.
“Quello che è stato detto, nella migliore della ipotesi, somiglia vagamente alla classica strizzatina d’occhio, fatta senza troppa convinzione, e anche poco ritegno, a quella parte di elettorato insoddisfatto dell’attuale situazione e il cui sostegno servirebbe ad assicurare a qualcuno un ingresso trionfale in consiglio comunale – continua Amati -. Nella peggiore ad un silenzio assordante che rimbomba paurosamente nelle orecchie di chi, da più di dieci anni, chiede e pretende risposte concrete riguardo una questione che, affrontata male e gestita peggio, oggi rischia seriamente di esplodere nelle mani dell’amministrazione uscente“.
“Il sindaco Marini, facendo finta che tali problematiche non esistano, in cinque anni di governo non ha infatti messo in campo nessuna azione seria volta a mettere il territorio in una condizione di sicurezza accettabile – spiega la candidata –. Nel suo programma elettorale, addirittura, afferma che il problema sicurezza non esiste, salvo poi proporre i controlli di vicinato, derubricando così i frequenti ed incresciosi fatti accaduti a cittadini arcidossini, come i furti nelle abitazioni, ad episodi normali a cui, quanto pare, ci si debba abituare. Arcidosso, come amministrazione territoriale, è una comunità piccola, isolata e distribuita su un’area pedemontana estremamente eterogena, i cui centri abitati sono dislocati a distanze diverse dal capoluogo, rendendo alcune di esse facilmente raggiungibili ed altre meno. Tutto questo implica un piano di prevenzione e controllo organico e ben strutturato“.
“Contrariamente, interventi sporadici, e dalla semplice valenza elettorale, possono risultare estremamente costosi e praticamente inefficaci. Il verificarsi di reati di delinquenza, per la gran parte commessa da cittadini stranieri, piaccia o meno, continuano ancora oggi a provocare allarme e un giustificato stato emotivo di insicurezza tra i residenti – continua Amati -. Per questo è opportuno operare su due livelli, approntando un programma di prevenzione a monte e effettuando un’azione di controllo e di repressione a valle“.
“Una volta stilato un protocollo di intesa tra Comune e forze dell’ordine (Carabinieri e Polizia di Stato), oltre ad intensificare la rete di videosorveglianza, estendendola ad ogni frazione ed aver adottato il sistema di controllo elettronico TargaManent, al fine di verificare passaggi, date e orari dei passaggi dei veicolo negli ultimi sette giorni, gli uffici comunali saranno chiamati ad effettuare una serrata attività di controllo sui cittadini extracomunitari per accertare non solo che gli alloggi di edilizia popolare siano effettivamente abitati dagli assegnatari e che sia rispettato il requisito dei cinque anni di residenza in Toscana per poter accedere ai bandi, ma anche che, seguendo il ‘modello Cascina’, le autocertificazioni prodotte riguardo il non possesso di beni immobili nel Paese di origine siano veritiere, pena la perdita dell’assegnazione – sottolinea la candidata -. Inoltre, dichiarata la ferma indisponibilità a ricevere nuovi profughi gestiti con il progetto Sprar, recepiremo il nuovo Daspo urbano per interdire dalle aree sensibili e luoghi pubblici persone che si sono rese autrici del compimento di condotte penalmente rilevanti e daremo piena attuazione alla direttiva Salvini stilando, fin dai primi cento giorni il nostro regolamento attuativo. Il tutto supportato da capillari interventi di controllo, estesi su tutto il territorio comunale, tesi a sottrarre le aree pubbliche dal degrado e restituirle come punti di aggregazione a cittadini e famiglie, e a prevenire truffe e rapine a danni di anziani“.
“La sicurezza non è solo cosa seria che non merita la bagarre politica, ma è soprattutto questione vitale per una comunità la cui vocazione è quella di crescere e prosperare, oltre che diritto che qualunque amministrazione, centrale o periferica, deve riconoscere in capo ad ogni cittadino ed adoperarsi – termina Amati –, in qualunque modo, per garantirne il pieno esercizio“.