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Parco Faunistico verso il rilancio: tornano i lupi e ci sarà anche un orto botanico

di Redazione
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Il comune di Arcidosso rilancia il Parco Faunistico. In arrivo i lupi e un orto botanico.

Dopo la costituzione del nuovo comitato scientifico che dovrà operare per il rilancio del parco, in vista anche del prossimo anno, quando la gestione delle riserve e dei parchi passerà dalle province ai comuni, Arcidosso prova a costruire un progetto vero e proprio: “La reintroduzione del lupo – spiega il sindaco Jacopo Marinicon soli due o tre esemplari, va incontro al fatto che finora l’attrazione principale del parco è stata la presenza del lupo appenninico. Abbiamo rimesso a punto tutti i recinti dove i lupi saranno superprotetti, vi sarà una sorveglianza della efficienza delle recinzioni da parte di personale addetto e gli animali saranno costantemente monitorati”.

Ma non ci saranno solo lupi al parco amiatino, ma anche altre tipicità della montagna: “Tutto il parco – prosegue Marini – poi, ospiterà altre specie tipiche dell’Amiata: il miccio amiatino, la pecora amiatina, il daino, il muflone. Ognuno vivrà nel proprio spazio vitale, dove i visitatori potranno ammirare questi esemplari, che saranno presentati scientificamente a chi vorrà approfondire l’argomento. E poi – prosegue il sindaco – c’è anche il progetto di rimettere a punto tutta la parte delle specificità botaniche, con un valore aggiunto in vista. Un orto botanico che ospiti piante e fiori tipici dei poggi di Monte Labro. Uno spazio botanico che risulti ampiamente descritto con una cartellonistica ad hoc e che sarà anche materiale per un manuale che stanno preparando i tre principali esperti di piante dell’Amiata: Augusto De Bellis, Giorgio Bonelli e Gianfranco Nanni. Si tratta di una vera e propria opera di rilancio a tutto campo per valorizzare un luogo di 20 ettari che è fra i più preziosi e suggestivi di tutta la montagna”.

Dal canto suo, Augusto De Bellis, entrando nel merito della creazione dell’orto botanico spiega: “Ho già fatto – dice – l’esperienza di un orto botanico a Fonte Magria ad Abbadia San Salvatore che raccoglie tutta la flora amiatina. Sono spazi di eccellenza, così come dovrebbe essere questo del parco faunistico. La sua location l’ho individuata accanto al centro visite, dove ci sono due sorgenti e dove i visitatori hanno facile accesso. Sarà costruito con precisi criteri scientifici assicurando la presenza di specie rare ed endemiche del territorio”. E De Bellis ne cita almeno tre che sono vere rarità: “ Per esempio – spiega – lo spillone di dama che è stato rinvenuto di recente a Monte Labro, oppure due armerie che ho scoperto io stesso e a cui ho dato pure il nome scientifico: Armeria Aquilaiae, dato che l’ho rinvenuta sul monte Aquilaia e Armeria Diaspri perché rintracciata su questa tipo di pietra. Ma vi sono anche piante molto particolari, come l’uva spina selvatica di Monte Labro. Insomma una proposta di un centinaio di specie che sono una ricchezza botanica di questa zona e che saranno tutte contraddistinte da legende e spiegazioni per i visitatori”. Tornando anche sulla questione di introduzione di ibridi nel parco faunistico, Marini precisa: “E’ un progetto per andare incontro ai pastori, per togliere gli ibridi dal territorio e metterli al sicuro dentro i recinti antilupo senza la possibilità di nuocere alle greggi. Ma questo avverrà soltanto se la Regione Toscana investirà dei soldi in questo progetto di prevenzione, garantendo i costi per le catture degli ibridi e il loro mantenimento. Altrimenti non se ne fa di nulla”.

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