Montemerano (Grosseto). Chi entra nell’enorme spazio nero dell’Hangar Bicocca di Milano, ex fabbrica della Pirelli, dove sono collocate alcune delle grandi opere del pittore e scultore tedesco Anselm Kiefer, non potrà che essere colpito da stupore e meraviglia e, nello stesso tempo, dalla sensazione che quelle sette torri di cemento colpito e frammentato, di ferri contorti e tracce di dissoluzione – i Sette Palazzi Celesti dell’antica religione ebraica – ci parlano del nostro tempo, della nostra sfida superomistica e nello stesso tempo della nostra sconfitta.
Il grande artista non può non fare i conti con il passato del suo Paese, le due grandi guerre del Novecento, il nazismo. E i grandi teleri – tutto è grandioso nelle opere di Kiefer – così materici, fatti di metalli, sabbie, semi della terra, ci riportano alla nostra condizione umana, ci danno qualche speranza, raccogliamoli quei semi. Una speranza confermata dallo sguardo che non vediamo del viaggiatore ottocentesco che guarda di spalle un nebbioso paesaggio, citazione del famoso quadro di Caspar David Friedrich.
In questi ultimi anni grandi mostre – a Palazzo Ducale di Venezia, a Palazzo Strozzi di Firenze – hanno fatto circolare il suo nome in una dimensione più ampia. Sostenuta anche dal film che sul grande artista tedesco ha realizzato nel 2023 Wim Wenders, raccontando la sua biografia insieme al suo modo di lavorare come un operaio in officina, alle prese con la materia: ferro, acqua, fuoco, terra. I suoi pesanti libri di piombo ci rimandano alla conoscenza del mondo, ai tanti richiami filosofici, esoterici, religiosi: dal cristianesimo all’islam all’ebraismo, dai presocratici al Rinascimento all’alchimia – il piombo, il metallo di Saturno e della melanconia, il materiale alchemico per eccellenza è una delle sue materie predilette. Quando restaurarono il tetto del duomo di Colonia, Kiefer acquistò tutto il piombo dismesso per riutilizzarlo nei suoi atelier. Eppure questa stratificazione di sensi e rimandi non allontana chi guarda, come accade spesso con l’arte contemporanea. L’impatto estetico ed emotivo, anche per i non specialisti, è potente, riguarda una ricerca innanzitutto umana. Che cosa arriva allo spettatore delle sue opere monumentali, oltre lo stupore, quale sarà il suo coinvolgimento?
Partirà da queste domande la conversazione che si terrà sabato 15 marzo, alle 17.30, all’Accademia del libro nella biblioteca comunale di storia dell’arte di Montemerano. A dialogare insieme saranno Ersilia Agnolucci, storica dell’arte, e Micha Bandini, ex docente di architettura e artista, insieme alle immagini delle opere e ad alcune clips del film di Wim Wenders.