Ennesimo attacco ad un gregge in Maremma. Questa volta a vedere agonizzare le proprie pecore è stato un allevatore di Manciano, che questa mattina ha assistito alla lenta morte dei suoi animali.
“Come primo atto esprimiamo la nostra totale e piena solidarietà all’allevatore che, per l’ennesima volta, ha visto le sue pecore morire a causa dei morsi dei predatori – ha immediatamente commentato Claudio Capecchi, presidente di Cia Grosseto -. Siamo di fronte ad una piaga che abbiamo più volte denunciato, per la quale come Cia ci siamo resi disponibili ad un serio confronto con la politica e le istituzioni preposte e che, ad oggi, prendiamo atto, sembra davvero non interessare. La pastorizia, uno dei patrimoni dell’agricoltura italiana e maremmana, è allo stremo, eppure le risposte che da anni chiediamo non arrivano. Sono pochi gli allevatori che non hanno alzato bandiera bianca, ma, se all’impennata dei costi delle materie prime, a quelli energetici e all’aumento dell’inflazione sommiamo gli attacchi oramai quotidiani, siamo certi che questo tipo di allevamento a breve sarà destinato a diventare un ricordo storico. Compito dell’agricoltore è quello di lavorare per garantire prodotti di eccellenza e non quello di sfamare i predatori”, aggiunge con fermezza Capecchi e ricorda che, secondo la studio pubblicato qualche giorno fa dall’Ispra, nella Penisola si registra un forte aumento della popolazione dei lupi. I dati evidenziano che ci sono circa 3300 esemplari in Italia, circa 2400 dei quali lungo le regioni della zona peninsulare, con una presenza molto elevata in Toscana.
“Grazie anche all’introduzione di norme di protezione stringenti – spiega il presidente -, la popolazione dei predatori è in costante aumento e il lupo, che sempre più spesso si muove in branco e non teme l’uomo, ha colonizzato praticamente tutti gli ambienti idonei e la Maremma è uno di questi. I numeri sembrano dunque confermare che, più che il lupo, oggi sono le greggi ad essere in via di estinzione. Quando chiude un allevamento non muore solo un’azienda, ma muore una parte della nostra cultura agroalimentare; muore un territorio e l’indotto circostante”. E conclude “La politica deve avere il coraggio di chiarire come risolvere questo problema magari, come da anni chiede la Confederazione, rivedendo la legge 157/1992 ‘Norme per la protezione della fauna selvatica’, oramai non più rispondente alle necessità che si sono venute a creare. Abbiamo sentito tante promesse: la disperazione dell’allevatore di Manciano è la disperazione di tutti gli allevatori; oggi pretendiamo fatti“