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CineVisioni: la recensione de “Il Grinch”

di Luca Ceccarelli
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In programmazione a Grosseto – The Space Cinema

Il Grinch odia il Natale, in quanto non è mai riuscito a passarlo con qualcuno quando era un povero ragazzo solo nell’orfanotrofio di Chissà, una cittadina invernale che si trova all’interno di un fiocco di neve, abitata dai Chi Sà, creature che festeggiano con grande sfarzo il Natale.

Volendosi isolare da questa tanto odiata festa, il Grinch si rifugia nel Monte Crumpit, la montagna più grossa della città, in compagnia del cane Max, ma la gioia del Natale continua a raggiungerlo.

Il 20 dicembre scende in città per delle compere, Sulla via del ritorno, il Grinch viene colpito da una delle decorazioni del suo vicino, il sempre allegro Bricklebaum, il quale lo informa che le tante e esagerate decorazioni sono un’idea del sindaco: un Natale tre volte più grande.

Inizialmente, il Grinch crede si tratti di uno scherzo, ma quando il trasporto di un enorme abete, quasi gli demolisce la casa, il Grinch cerca di buttare ai Chi, dal monte, un’enorme palla di neve con una catapulta, ma il suo piano gli si ritorce contro, facendolo catapultare a Chissà e facendogli rievocare i tristi ricordi dell’orfanotrofio. Arrabbiato, decide di rubare ai Chi il loro Natale.

Il Grinch è ovviamente basato sull’omonimo racconto del 1957 scritto dal Dr. Seuss, un successo mondiale mai dimenticato e divenuto ben presto uno dei classici del periodo natalizio. Nel 2000 era uscito un film omonimo con la regia di Ron Howard e con Jim Carrey nella parte del protagonista. L’operazione ebbe un senso, nonostante la pochezza del risultato, poiché per la prima volta Il Grinch veniva rappresentato sul grande schermo con personaggi in carne ed ossa.

La precisazione è necessaria, perché Il Grinch era già stato cartone animato, precisamente nel 1966, realizzato da Chuck Jones e rilasciato come speciale televisivo. Siamo quindi di fronte alla riproposizione di un format già utilizzato e inevitabilmente un parametro di confronto di cui tenere conto.

Il Grinch, nel senso del personaggio, ha la voce di Benedict Cumberbatch, che sebbene talentuoso e capace di interpretare personaggi misantropi, come ha dimostrato abbondantemente in Sherlock, non regge il paragone con uno straordinario Boris Karloff nella versione “classica”. A peggiorare le cose, in Italia abbiamo Alessandro Gassmann che, come spesso accade, è una copia sbiadita dell’originale.

Non che Il Grinch sia un cattivo lavoro, fa il suo mestiere ed è pesantemente tarato su spettatori molto piccoli, in grado di sorbirsi un altro polpettone natalizio senza fare la minima smorfia. Semplicemente risulta uno sforzo inutile, non avendo nulla che giustifichi un’altra incarnazione del personaggio. L’unica novità, una certa analisi delle cause che portano il Grinch ad avercela così tanto con il Natale, non fa che peggiorare le cose, distaccandosi dal racconto senza portare alcun valore aggiunto.

Se avete uno o più figli molto piccoli, potreste considerare di portarli al cinema a vedere Il Grinch, ma solo se sono stanchi di stare in casa ed avete bisogno di farli uscire. Altrimenti di classici di Natale ce ne sono a bizzeffe e decisamente migliori. Se invece non rientrate in questa categoria, ricordate che il titolo originale del racconto è How The Grinch Stole Christmas, ovvero “come il Grinch rubò il Natale”: esattamente come questo film vi ruberà i soldi del biglietto.

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